di Salvatore Sfrecola
Già dal titolo, “La lesività dell’atto amministrativo” (Giappichelli Editore, Torino, 2023, per la Collana di Scienze Giuridiche e Sociali dell’Università LUMSA – Sezione ricerca, pp 293, € 42,00), la più recente opera di Edoardo Giardino si palesa al lettore con tutta la sua carica fortemente innovativa, risultato di una ricerca che lo studioso è andato conducendo negli anni con criteri assolutamente originali che lo hanno portato a formulare intuizioni felici e ad individuare nuovi approdi nell’evoluzione della scienza del diritto amministrativo. Ed, infatti, questo nuovo contributo, che si aggiunge alla pregressa, corposa attività scientifica del Prof. Giardino, è stato positivamente valutato, con lusinghieri, unanimi giudizi, dai componenti della Commissione per l’Abilitazione Scientifica Nazionale alla prima e seconda fascia dei professori universitari nel settore concorsuale 12/D1-Diritto Amministrativo che lo hanno ritenuto idoneo all’insegnamento in prima fascia.
In questo ultimo lavoro l’Autore, docente di Diritto amministrativo alla LUMSA, riversa le sue capacità di studioso teorico irrobustite dall’esperienza di una brillante attività forense che lo vede impegnato quotidianamente soprattutto dinanzi alla giurisdizione amministrativa di primo e di secondo grado. Invero, il tema della lesività dimostra proprio l’importanza, direi la necessità, che non ci si può accostare ad una effettiva tutela degli interessi se non con una robusta esperienza maturata nel Foro, laddove emergono in modo evidente, come si legge nella premessa, “i tratti rivelatori della lesività dell’atto amministrativo” e il conseguente “bisogno di tutela, individuale e collettiva, poiché proprio l’identificazione dell’atto lesivo contribuisce a preservare, dalle conseguenze del potere, il bene giuridico alterato dall’atto stesso”.
Pertanto, Giardino evidenzia l’importanza della “tipizzazione dell’effetto lesivo” necessaria ai fini della protezione della sfera giuridica del destinatario lesa dalle scelte amministrative che, in assenza di una definizione normativa dell’atto amministrativo, “opera nell’incertezza e nella mutevolezza della prassi” in qualche misura condizionando e limitando il diritto di difesa considerato, in particolare, che la lesione può provenire non solo dall’atto conclusivo del procedimento ma altresì, e nell’esperienza sempre più spesso, da un atto endoprocedimentale”. Ne discende, mette ancora in risalto Giardino, “una condizione di generale incertezza… laddove la lesività si rivela un posterius, a sua volta, conseguenza di un agire non solo antigiuridico, posta la sua contrarietà alla norma, quanto ingiusto, se per ingiustizia si intende la lesione di un interesse giuridicamente rilevante”.
In questa impostazione l’identificazione dell’atto impugnabile delinea l’ampiezza della lesione e delle sue conseguenze necessaria alla pretesa che il destinatario dell’atto pregiudizievole potrà far valere in giudizio a tutela della propria sfera soggettiva.
Il volume procede dalla identificazione dei connotati propri di un atto perché lo stesso possa produrre effetti lesivi nella sfera giuridica del soggetto che ne è destinatario. È il tema dell’efficacia giuridica come dato centrale necessario del diritto, valore la cui rilevanza deriva dalla attitudine dell’atto a produrre effetti nella sfera giuridica di uno o più soggetti. Un effetto che è da distinguere dalle conseguenze o implicazioni derivanti dall’adozione dell’atto.
Proseguendo nell’approfondimento, che dimostra come nel suo studio l’A. sia andato a ricercare i principi fondamentali del diritto, come dimostra la ricca annotazione bibliografica ragionata, il volume affronta il tema della natura costitutiva degli effetti e le conseguenze dell’atto che possono determinare un mutamento della situazione in essere in misura diversa, mettendo in risalto come in questo processo di trasformazione possano verificarsi anche conseguenze con effetti di permanenza della preesistente fattispecie. Segue l’analisi dei limiti della lesività dell’effetto quale risultante del disvalore e causa della deminutio della sfera giuridica del soggetto e l’efficacia dell’atto. La conseguenza lesiva “implicherà, quindi, un esame reale dell’incidenza derivante dall’atto stesso nella sfera giuridica soggettiva, laddove il pregiudizio arrecato al soggetto dall’atto assume precipua rilevanza giuridica, fungendo, infatti, da criterio identificatore della sfera giuridica lesa”. Per cui il richiamo alla concezione dell’interesse legittimo non già come situazione giuridica preesistente all’atto, bensì “figura di qualificazione soggettiva che viene a giuridica esistenza solo dopo che l’atto sia stato emanato e sul presupposto appunto del pregiudizio che esso abbia illegittimamente arrecato a taluno dei soggetti individuati in base ai criteri dell’imputazione giuridica e della giuridica riflessione degli effetti del provvedimento”. Citazione tratta da Piras nell’ambito dell’analisi della dottrina che, pagina dopo pagina, aiuta l’Autore ad arare il terreno accidentato delle fattispecie che meritano la tutela giudiziaria.
Un’attenta riflessione sul rapporto tra lesività e potere consente all’A. di proseguire nella sua riflessione attenta che affronta subito dopo il tema della fattispecie concreta che si distingue dalla fattispecie astratta, intesa quale schema formale che condiziona la produzione degli effetti giuridici in modo da consentire all’interprete di individuare il portato reale e l’incidenza sortita dal fatto che così diventa sempre più “zona di esperienze concrete nelle quali si deve produrre l’effetto giuridico voluto dal legislatore”, come ricorda citando Dell’Andro. Segue il tema della rilevanza giuridica quale precondizione dell’incidenza lesiva dell’atto e l’efficacia quale contributo indipendente dalla validità dell’atto.
Con mano ferma, con evidente argomentazioni che nascono dalla dottrina ma che sono convalidate dall’esperienza forense, il volume esamina i caratteri dell’atto lesivo, la loro manifestazione nella sfera giuridica soggettiva e, quindi, la “tassonomia e prassi della lesività tra atto e provvedimento”, come titola il capitolo conclusivo di questo scritto che giustamente è stato apprezzato, come attestano i lusinghieri giudizi con i quali, in sede dei abilitazione scientifica nazionale, i Commissari hanno accompagnato la valutazione del livello scientifico dell’A., pertanto meritevole dell’insegnamento in prima fascia. Giudizi ai quali si accompagnano quelli di coloro i quali lo hanno letto nella fase della stesura e di quanti, come me, hanno avuto il privilegio di leggerlo ancora fresco di stampa. Tutti ritenendolo un lavoro destinato a lasciare un’impronta significativa negli studi di Diritto amministrativo.